Un ricordo in Famiglia. Alcune lettere di Guerra del soldato Gaetano Martino 1915-1918
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In Albania
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Albania M. 21 Agosto 1917
Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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comprenderai più meglio, quando avremo la fortuna di parlare a viva voce. Ormai, mi son seccato di scriverti, e non voglio altro che ti rimpatri, e riaprire di nuovo la vecchia famiglia. Voglio sperare che questa idea non ti abbandoni mai.
Trovami in Albania con un battaglione di Marina, classe anziane 85-96-87-88, mandate quaggiù. Il caldo è eccessivo e soffocante, non un alito di vento. Gli abitanti non si mettono mai a parlare con noi, e le donne fuggono come il vento. La traversata del mare perigliosissima e n'ebbi a soffrire. Appena arrivato a Vallona, mezzo vivo, non trovai nemmeno una goccia di caffè, e dovetti starmene così senza toccar niente fino a quando non mi cessarono, e potetti raggiungere il mio battaglione che s'era accampato a due chilometri dalla città.
Sono caporale contabile e puoi credere quanto lavoro ha da sbrigare. Il Comando non si stanca mai di mandare ordini, ed essere servito in men che non si dica. Tutto va bene e son riuscito ad acquistarmi la benevolenza degli Ufficiali, nonche dei colleghi e soldati tutti.
Durante la mia permanenza a Tolve, mi son divertito un tantino, però sappi che sono stato criticato, perché non lo dovevo fare, dato che i figli di queste persone erano fuori. Hanno fatto male, poiché non
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Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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comprenderai più meglio, quando avremo la fortuna di parlare a viva voce. Ormai, mi son seccato di scriverti, e non voglio altro che ti rimpatri, e riaprire di nuovo la vecchia famiglia. Voglio sperare che questa idea non ti abbandoni mai.
Trovami in Albania con un battaglione di Marina, classe anziane 85-96-87-88, mandate quaggiù. Il caldo è eccessivo e soffocante, non un alito di vento. Gli abitanti non si mettono mai a parlare con noi, e le donne fuggono come il vento. La traversata del mare perigliosissima e n'ebbi a soffrire. Appena arrivato a Vallona, mezzo vivo, non trovai nemmeno una goccia di caffè, e dovetti starmene così senza toccar niente fino a quando non mi cessarono, e potetti raggiungere il mio battaglione che s'era accampato a due chilometri dalla città.
Sono caporale contabile e puoi credere quanto lavoro ha da sbrigare. Il Comando non si stanca mai di mandare ordini, ed essere servito in men che non si dica. Tutto va bene e son riuscito ad acquistarmi la benevolenza degli Ufficiali, nonche dei colleghi e soldati tutti.
Durante la mia permanenza a Tolve, mi son divertito un tantino, però sappi che sono stato criticato, perché non lo dovevo fare, dato che i figli di queste persone erano fuori. Hanno fatto male, poiché non
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Albania M. 21 Agosto 1917
Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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comprenderai più meglio, quando avremo la fortuna di parlare a viva voce. Ormai, mi son seccato di scriverti, e non voglio altro che ti rimpatri, e riaprire di nuovo la vecchia famiglia. Voglio sperare che questa idea non ti abbandoni mai.
Trovami in Albania con un battaglione di Marina, classe anziane 85-96-87-88, mandate quaggiù. Il caldo è eccessivo e soffocante, non un alito di vento. Gli abitanti non si mettono mai a parlare con noi, e le donne fuggono come il vento. La traversata del mare perigliosissima e n'ebbi a soffrire. Appena arrivato a Vallona, mezzo vivo, non trovai nemmeno una goccia di caffè, e dovetti starmene così senza toccar niente fino a quando non mi cessarono, e potetti raggiungere il mio battaglione che s'era accampato a due chilometri dalla città.
Sono caporale contabile e puoi credere quanto lavoro ha da sbrigare. Il Comando non si stanca mai di mandare ordini, ed essere servito in men che non si dica. Tutto va bene e son riuscito ad acquistarmi la benevolenza degli Ufficali, nonche dei colleghi e soldati tutti.
Durante la mia permanenza a Tolve, mi son divertito un tantino, però sappi che sono stato criticato, perchè non lo dovevo fare, dato che i figli di queste persone erano fuori. Hanno fatto male, poichè non
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Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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comprenderai più meglio, quando avremo la fortuna di parlare a viva voce. Ormai, mi son seccato di scriverti, e non voglio altro che ti rimpatri, e riaprire di nuovo la vecchia famiglia. Voglio sperare che questa idea non ti abbandoni mai.
Trovami in Albania con un battaglione di Marina, classe anziane 85-96-87-88, mandate quaggiù. Il caldo è eccessivo e soffocante, non un alito di vento. Gli abitanti non si mettono mai a parlare con noi, e le donne fuggono come il vento. La
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Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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comprenderai più meglio, quando avremo la fortuna di parlare a viva voce. Ormai, mi son seccato di scriverti, e non voglio altro che ti rimpatri, e riaprire di nuovo la vecchia famiglia. Voglio sperare che questa idea non ti abbandoni mai.
Trovami in Albania con un battaglione di
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Mio carissimo Antoniuccio.
Eccomi a te, dopo tanto. Prima di tutto, non puoi immaginare quanta gioia ha provato il mio cuore nel leggere la tuat tanto desiderata missiva. Ero pieno di rabbia e di malinconia, causa della tanta lontananza, ma poi i tuoi scritti mi hanno fatto dimenticare tutto, e son tornato spensierato.
Finalmente nelle lontane Americhe, un certo Antonio Martino, si è ricordato che in Italia ha un fratello che da due anni è sotto le armi, e che li ha passati anche in battaglia, a combattere l'odiato ed eterno nemico.
Credo bene che ti hai attenuto a quello che ti mandai a dire in una mia, e cioè, chè, quando mi rispondevi, dovevi indirizzare a Maria. Questo, lo hai fatto, ma con ritardo. Con questo, non voglio mica offenderti, conosco bene il tuo temperamento, e non voglio credere che t'induci come i Palmiroti nostri parenti, a mettere una pietra sul passato, e non ricordarsi più che in un'era l'insegnante Rocco Martino era vivente. Povero mondo!..... Mi
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- Maria Ludovica Bitonti
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